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Vittorio Riolfo 1925-2025. Una coscienza viva - giovedì 9 ottobre alle ore 18.00 in sala Vittorio Riolfo

A ricordarlo saranno Edoardo Borra, Antonio Buccolo, Antonio Degiacomi, Ettore Paganelli, la figlia Marilisa Riolfo e Giorgio Scagliola

Data :

23 settembre 2025

Vittorio Riolfo 1925-2025. Una coscienza viva - giovedì 9 ottobre alle ore 18.00 in sala Vittorio Riolfo
Municipium

Descrizione

Nel centenario dalla nascita, l’Amministrazione comunale di Alba, in collaborazione con A.n.p.i., Cooperativa Libraria La Torre, Famija Albèisa e Associazione culturale Ithaca, ricorda uno dei suoi concittadini più illustri: Vittorio Riolfo, giornalista e studioso di storia locale.
L’evento “Vittorio Riolfo 1925-2025. Una coscienza viva” si terrà giovedì 9 ottobre 2025 alle ore 18.00 in sala “Vittorio Riolfo” nel Cortile della Maddalena ad Alba.

A ricordare Riolfo saranno Edoardo Borra, Antonio Buccolo, Antonio Degiacomi, Ettore Paganelli, la figlia Marilisa Riolfo e Giorgio Scagliola. L’evento sarà coordinato da Francesca Pinaffo giornalista di Gazzetta d’Alba. Concluderà Alberto Gatto Sindaco di Alba.


VITTORIO RIOLFO 
Nacque a Cortemilia il 3 agosto 1925. Nel 1937, dopo la morte del padre, si trasferì, con la famiglia ad Alba, dove studiò al Ginnasio Liceo del Seminario. Nel 1943, lasciato il Ginnasio, conseguì la maturità magistrale. Ottenuto il diploma, nell’agosto del 1943 fu forzatamente arruolato a seguito della IV Armata in Francia e, alla disfatta dell’8 settembre, catturato dai nazisti fu prigioniero e destinato ai lavori forzati nel porto di Marsiglia. 


Venne liberato nell’agosto 1944, con lo sbarco degli americani nella Francia meridionale e trasferito a Napoli. Ritornò ad Alba alla fine della guerra, a piedi o con mezzi di fortuna, con un gruppo di coetanei piemontesi, in un avventuroso viaggio di risalita della penisola. 
Nel 1948 rinunciò a frequentare l’università e trovò impiego per breve tempo all’ufficio annona del Comune di Alba, poi nella cartolibreria che gestiva con il fratello Giovanni e, infine, all’Istituto Bancario San Paolo, dove diventò dirigente bancario fino alla pensione.


Sin dai primi mesi successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Riolfo strinse una preziosa amicizia con i giovani cattolici albesi riuniti intorno al filosofo don Natale Bussi. Frequentava anche Ettore Paganelli, futuro sindaco della città. Proprio con Paganelli ha redatto e pubblicato il periodico settimanale "Il Corriere Albese" uscito per la prima volta il 4 gennaio 1947 per iniziativa del fratello Giovanni e presentato come un “settimanale di politica e informazione”, periodico della DC. 


Vittorio Riolfo, con la sigla “Vir” scrisse le cronache dei fatti cittadini, del Consiglio comunale, della vita difficile della ricostruzione e si riservò una rubrica già polemica e corrosiva intitolata “Lettere a San Teobaldo” che firmava “Il Cittadino Masferrer”. Nel 1952 il giornale chiuse e Vittorio Riolfo passò a “Gazzetta d’Alba” dove collaborò dal 1953 al 1954. A Gazzetta seguì la politica e l’attualità culturale; pubblicò articoli a sfondo storico-folcloristico e diede una sua personale impronta alla cronaca “Sotto le torri”. 


Nel 1955 nella Tavernetta dell’hotel Savona nacque la Famija Albèisa. Vittorio Riolfo fu tra i soci fondatori e alla nuova associazione dedicò tutto il suo tempo sostenendo sul mensile “Le nòstre tor” battaglie su diversi problemi: la Strada Statale 29, l’inquinamento del Bormida, una maggiore attenzione alla vita culturale della città, il recupero del patrimonio artistico di Alba e del territorio. Di ogni cosa sapeva documentarsi, non usava mai il sentito dire. Fu soprattutto nelle pubblicazioni della Famija Albèisa che seppe dare il meglio della sua passione e documentazione storica, lasciandoci valide ed approfondite ricerche. Sul giornale dell’Associazione “Le nòstre tor” ed in altri settimanali degli ultimi anni del secolo, continuò a scrivere corsivi polemici con grande equilibrio, che si facevano leggere per la forma e il contenuto, sapendo cogliere di ogni fatto, anche più piccolo, la sostanza. Inflessibile ed indipendente, non entrò mai in politica; fu presente sempre nella vita di ogni giorno, pagando anche di persona il suo essere sé stesso, il rigore del comportamento, la coerenza delle idee e delle azioni. Arguto e spiritoso affabulatore, carico di un’innata ricerca della verità, polemicamente fine ed educato, ma profondo, adoperò diverse sigle ed ogni attento lettore, letto il titolo e la firma, sapeva individuare se si trattava di un resoconto, di una cronaca, di un corsivo polemico e corrosivo, di un pezzo impegnato. 


Nel 1961-1962 fu tra gli organizzatori del concorso gastronomico “Il piatto d’oro”, con gli intenti di riscoprire e valorizzare la cucina di Langa. Nel 1963 divenne vice presidente della Famija Albèisa, con presidente Luciano Degiacomi. Nel 1967 collaborò alla nascita dell’ordine dei “Cavalieri del Tartufo e dei Vini di Alba”. Nel 1975 fu tra i promotori del restauro della Chiesa di San Domenico, scrisse e si batté per la rinascita del Museo Civico “Eusebio” e perché avesse una sede adeguata.


S’impegnò nello studio della storia della città e nella pubblicazione di importanti opere monografiche: “Langhe d’Alba: guida gastronomico-turistica”, “La Scuola Enologica di Alba” pubblicato per i cento anni dalla fondazione dell’istituto e “Alba un secolo”. Per la Famija Albèisa nel 1975 curò la storia dei primi vent’anni e collaborò ai testi di “Alba com’era”. Le sue ricostruzioni storiche degli eventi albesi erano documentate e approfondite. Intuì fra i primi la valorizzazione delle Langhe e del Roero come risorsa economica per la gente e la sua guida turistica sulle Langhe, la prima del genere, rimane ancora un punto fermo.


Trasferito per lavoro a Torino, rinunciò a risiedervi per non perdere il contatto con Alba e con le molteplici attività in cui era coinvolto. Quando nella primavera del 1984 nacque il settimanale “Il Tanaro”, Vittorio non si tirò indietro, anzi, nonostante i suoi impegni divenne l’amico che consigliava e stimolava per mantener vivo il giornale. Dal 1984 al 1989 collaborò al settimanale con articoli vari, ma soprattutto con i corsivi “Pane al pane” firmandosi Erre, raccolti a maggio del 1990 in un volume. Scrisse per la rivista di studi “Alba Pompeia” e lasciò un ampio studio sulla Beata Margherita di Savoia.
Morì, dopo breve malattia, il 15 settembre 1989.

Vittorio Riolfo persona saggia, coerente, generosa e anticonformista, nel 2016, riconoscendone il ruolo di protagonista della vita pubblica albese, l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Maurizio Marello gli intitolò una delle sale comunali all’interno del Complesso della Maddalena. 

 

Ultimo aggiornamento: 23 settembre 2025, 11:18

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